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ROBERTO PUGLIESE – NATURA MORENTE E TECNOLOGIA

Suono, spazio e materia sono le tre dimensioni all’interno delle quali si muove l’opera di Roberto Pugliese. I tre elementi entrano in una dialettica complessa, una dinamica che integra visivo e sonoro.

Il tempo, cristallizzato nel suono, collassa nella determinazione dell’opera.

I tronchi sospesi a mezz’aria di Concerto per natura morta  non sono relitti, una testimonianza di ciò che è stato, natura morta. I suoni provenienti dal luogo in cui sono stati trovati i tronchi e quelli registrati durante la loro lavorazione, sono riprodotti dagli speaker posti all’interno di questi. Il tronco diviene una cassa armonica, che riattualizza la propria storia e il proprio passato. Il suono e la musica introducono la temporalità e la durata in ciò che dovrebbe essere assolutamente statico: la natura morta diviene natura morente.

In Critici ostinati ritmici è l’individuo, tramite il suono, a farsi carico e ad esprimere un dolore che è collettivo. Dei solenoidi applicati ad un tronco cavo, collegati ad un sito internet che aggiorna continuamente le statistiche sullo stato della deforestazione globale, vengono sollecitati da un impulso elettrico che produce un sonoro “clic”. Ad ogni “clic” corrisponde un albero abbattuto.

La dialettica tra materia e suono è resa ancora più evidente in Fluide propagazioni alchemiche ed Echi liquidi, : il liquido in cui è immerso il mezzo sonoro determina la natura del suono, questo però sembra disporre i contenitori nello spazio secondo il proprio ordine.

Lavori quali Acustiche tensioni matematiche, Possibili riflessioni, Aritmetiche architetture sonore  sono vere e proprie sinestesie materiche: l’aspetto visivo fa da eco a quello sonoro.

Con Equilibrium variant la dialettica suono-materia-spazio si fa “tragica”: i due bracci meccanici, alle estremità dei quali sono stati fissati uno speaker ed un microfono, sono programmati per raggiungere una stabilità sonora, impossibile da ottenere a causa del feedback provocato dal microfono e dallo speaker. Il risultato è un movimento fluido e ininterrotto dei due bracci, che a un tempo si attraggono e respingono, nella tensione costante a raggiungere un equilibrio impossibile.

EQUILIBRIUM VARIANT – LA POETICA TECNOLOGICA DI ROBERTO PUGLIESE

 

 

L’inquieto e articolato movimento dei due bracci meccanici, tesi alla ricerca dell’equilibrio, della stabilità sonora, impossibile da ottenere a causa del feedback prodotto dal microfono e dallo speaker posti all’estremità di questi, intercetta una dinamica fondamentale di tutta la cultura occidentale: la drammatica tensione verso l’assoluto e l’immutabile, il disperato tentativo di porre fine alla storia e alla sofferenza umana, la kenosis, lo svuotamento del dio che dovrebbe donare finalmente agli uomini la vita eterna, si concludono con la tragica consapevolezza dell’assenza del punto risolutivo. Questo diviene punto asintotico, al di là di ogni possibile realizzabilità. Ciò che resta è solo la tensione a raggiungerlo; tensione che si fa letteratura.

L’equilibrio non esiste. Esiste solo il movimento che conduce ad esso: progressivo, ma interminabile.

La tecnica, motore del progresso, emancipatasi dalla propria condizione di mezzo, diviene così soggetto. Essa è quindi costretta a  confrontarsi costantemente con i propri limiti e con la sua inevitabile fallibilità.

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